la muuusica bovina: una realtà negata

di Andrea Gaddini
Titolare della Cattedra di Solfeggio e Muggito Armonico presso il Conservatorio Bovino di Bojano

Come e' noto la specie bovina, tra gli innumerevoli altre meriti, ha quello di aver creato la musica, e di avergli anche dato il nome, anche se alcuni sciocchi ne fanno risalire il nome alle Muse.
D'altra parte la frase del grande poeta francese Jules Supervielle (1884-1960): "Souvent les boeufs font semblant de ruminer alors que du fond de leur âme ils chantent" (spesso i buoi fanno finta di ruminare, mentre in fondo all'anima cantano) coglie perfettamente l'occasione utilizzata dai bovini per cantare.
Lo sviluppo dei prestomaci nei ruminanti ha in effetti lo scopo principale di fornire agli animali un vero e proprio strumento musicale, con oltretutto una cassa armonica (il rumine) più ampia di qualunque strumento musicale umano.
Fin dai tempi più antichi gli umani hanno cercato di carpire i segreti della musicalità ruminante, utilizzando parti anatomiche degli animali per farne strumenti musicali (corna a lira) se non addirittura l'animale intero (foto 1). Moltissimi noti cantanti erano in realtà bovini, d'altra parte traditi dal timbro della loro voce se non dalla loro mole corporea, come il noto Luciano Pavarotti, bovino di razza Modenese (foto 2).
Il coro a bocca chiusa è stato inventato da un bovino... e come giudicare i colori scelti per i tasti del pianoforte? Molti studi hanno messo in luce che le vacche da latte producono di più se munte mentre ascoltano musica classica, suonata dal vivo (foto 3), ascoltata da impianti stereo (foto 4) o dalla radio (foto 5).
Anche il pentagramma è probabilmente di invenzione bovina, o quantomeno direttamente ispirato al mantello pezzato (foto 6).

COMPOSITORI BOVINI
Come negare la schiacciante coincidenza tra l'origine geografica dei più grandi compositori e le regioni origine delle razze bovine?
La regola di scegliere la spiegazione più semplice vale anche in questo caso, ed è che la musica è un fenomeno di origine prettamente bovina, e bovini erano i più grandi compositori della storia.
Giuseppe Verdi era un bovino di razza Bianca di Val Padana, nota per la V bianca (foto 7) sul musello nero (la V, iniziale di Verdi, anche questo un puro caso?), ed anche il cognome scelto come pseudonimo richiama evidentemente il colore dei pascoli.
La protagonista della "Traviata", infine, si chiama Violetta, tipico nome da vacca, che oltretutto si ammala di TBC, morbo caratteristico dei bovini.
Gioacchino Rossini era un bovino di razza Marchigiana (foto 8), e la sua nota sinfonia "La Gazza Ladra" in origine si chiamava "La Vacca Ladra" ed era dedicata a una bovina frisona nota per la sua abitudine di sottrarre il fieno alle compagne di stalla; il noto compositore pesarese dovette cambiare l'animale del titolo, ma ne scelse uno dal colore bianco e nero, proprio come la frisona originaria.
Giacomo Puccini era un bovino Maremmano e la sua "Madama Butterfly" era evidentemente una vacca (foto 9), come dimostra il suo nome, composto da butter (burro, prodotto esclusivamente vaccino) e fly (mosca, insetto sempre molto legato alla specie bovina); inoltre "La fanciulla del West" è ambientata nel mondo dei cow-boys, quindi dei vaccari.

Anche i più grandi tra i compositori non italiani erano bovini: Mozart era un bovino Grigio Alpino e i concerti per corno da lui composti tradiscono l'origine bovina del genio di Salisburgo.e i protagonisti del suo "Il Flauto Magico", Papageno e Papagena, in origine erano un vitellone e una giovenca, ma poi l'opprimente censura anti-bovina lo costrinse a trasformarli in una coppia di umani (foto 10), e a cambiare il titolo originale dell'opera che era "Il Campanaccio Magico".
La notissima sinfonia n.6 di Beethoven, detta la "Pastorale", chiarisce che anche il grandissimo compositore di Bonn era un bovino, come anche denunciato dal suo collo taurino (foto 11), e che egli ricordava con nostalgia i tempi in cui era libero di pascolare sui verdi prati tedeschi.
La "Carmen" vede tra i protagonisti un torero, Escamillo, e Georges Bizet rivela la sua natura bovina per la sua peraltro comprensibile avversione per un serial killer di tori (foto 12).
I concerti di Georg Friedrich Haendel detti "Water Music" furono composti ispirandosi al canto dei bovini durante il tragitto verso l'abbeverata.
Anche Wagner scrisse un'opera di ispirazione bovina "L'olandese volante" (foto 13), che inizialmente si ispirava a una bovina frisona (quindi olandese) che prese il volo per migrare, altra caratteristica bovina occultata dalla congiura del silenzio (vedi "il volo bovino: una realtà negata").

MUSICA BOVINA MODERNA
Il temperamento malinconico e riservato dei bovini li rende particolarmente adatti al blues ed allo spiritual (foto 14 e 15), che sono tradizionalmente eseguiti verso il tramonto, con grande perizia, tanto che una vacca di razza Longhorn è stata battezzata "Singing the Blues" (vedi foto 16 e anche il sito).
Sarebbe troppo lungo elencare tutte le rock-stars che nelle loro opere tradiscono la propria origine bovina, come il gruppo degli Henry Cow, Elvis Presley con Milk Cow Blues Boogie e Milky White Way, i Pink Floyd con la copertina di Atom Heart Mother (foto 17), Frank Zappa con il suo LP "Uncle Meat" (foto 18), drammatica denuncia sul mondo degli hamburger e, piu' recentemente, il "cow-punk" di Curt Kirkwood.
Infine, da YouTube una rivelazione proveniente dagli Stati Uniti: le vacche cantano preferibilmente in tonalità Si bemolle o B-flat (foto 19).

CONCLUSIONI
Non e' lontano il momento in cui i bovini rivendicheranno i propri meriti musicali e le playlist saranno composte solo da musica bovina, i cori sinfonici saranno composti interamente da bovini e le orchestre acclameranno il loro direttore: "Muuuti!".


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pagina creata il: 8 gennaio 2006 e aggiornata a: 13 marzo 2024